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domenica 12 novembre 2017

E adesso Kenyatta deve cercare la pace

Illustrazione Kenyatta drawing


il 26 ottobre, per la prima volta nella storia dell’Africa, il Kenya ha ripetuto le elezioni presidenziali. Quelle del 6 agosto scorso infatti sono state dichiarate illegali per via di brogli da un giudice davvero coraggioso. 

Purtroppo in questa seconda chiamata alle votazioni il leader dell’opposizione, Raila Odinga, ha invitato i suoi figli politici a ignorare le urne. Dico purtroppo perché, naturalmente, il suo rivale Uhuru Kenyatta, già presidente negli ultimi anni, ha ottenuto così, comodo comodo, il 98% dei voti. 

Alcuni seggi, locations da sempre predilette dall’opposizione, come Kisumu, patria di Raila, non hanno visto neppure l’apertura. Tutto per paura che gli scontri già avvenuti nelle terre più vicine all’opposizione (tre morti) si incendiassero ancor più.

Leggo e sento già volare  gli interrogativi che i media del mondo, soprattutto italiani, si porranno davanti ai fatti. Quale terrore travolgerà ora questa terra d’incanti che per noi italiani è da sempre considerata l’Africa Italiana?
Quante volte mi accade infatti di sentirmi dire: ma tu vai in Kenya? Sei impazzita? È molto più pericoloso di tutto? ...preoccupazioni comprensibili, vista la campagna stampa regolarmente dedicata alle terre keniote da noi giornalisti italiani che amiamo mostrare  soltanto furie e conflitti a fuoco conditi di cadaveri.

Ma dedichiamo solo tre righe ai reali drammi che corrono nelle altre afriche. 
Al momento, per esempio, nella Repubblica “Democratica” del Congo centinaia di bambini e di famiglie soffrono e muoiono per la nuova carestia. 
Nel Sud Sudan continuano le carneficine che ormai da decenni ammazzano e torturano i civili. Non parliamo del Centrafica dove la guerra ha seminato morti e feriti a migliaia. 
Ma davanti a questi orrori, dai media italiani neppure un respiro. 

Se però una pensionata viene uccisa in Kenya dallo spasimante nero, la notizia si traveste subito di sangue: due poveri pensionati ammazzati ferocemente da criminali in Kenya. Peccato che il pensionato non fosse nemmeno defunto e che la truppa di criminali neri fosse ridotta al corteggiatore  rifiutato e al suo complice.
Insomma, non che un omicidio vada festeggiato con un pigiama party. Ma vogliamo intrattenerci sul sangue e sugli orrori italiani? 
A Brera, cuore della movida milanese, un ragazzo è stato quasi ammazzato a calci e pugni, due marocchini hanno sparato a un complice, mio figlio è stato rapinato da due ragazzini “per bene” arrivando a casa senza scarpe, cellulare , piumino, né portafogli e con un dente in meno... di ciò nemmeno un sussurro di righe su qualunque foglio quotidiano... ma per il Kenya, paese di terrore, ogni sussurro di scontri, scippi, incidenti, sempre e solo titoli incendiari sui giornali più letti. 

Torniamo a bomba.
Un esempio? John Magufuli in Tanzania ed Edgar Lungu nello Zambia hanno, anche loro, stravinto le elezioni presidenziali nei rispettivi paesi. Elezioni però molto contestate. Con manifestazioni, feriti e rabbie. 
Anche in quelle due magnifiche terre quasi la metà degli elettori aveva votato per i candidati dell’opposizione.  
Magufuli e Lungu però non hanno approfittato della loro vittoria per aprire ai loro rivali cercando mediazioni e pace. Anzi. Hanno soppresso e oppresso ferocemente gli oppositori, regalando ai loro paesi caos, economia tremante e malcontento. Un errore che, quella e’ la nostra piena speranza, il presidente Kenyatta non deve fare. Per il bene dei kenioti e per la salute della sua terra potrebbe invece riavvicinarsi all’opposizione, aprire ad Odinga che da secoli esce sconfitto (ingiustamente?) dalle tenzoni elettorali, e trovare la maniera di curare le ferite e le delusioni di quel vecchio leone ferito. 
Così facendo, forse, il Kenya troverebbe quella stabilità e quella felicità che merita, regalando a chi lo ama e a chi crede nella sua bellezza (il turismo è uno dei punti forti del paese) un paradiso finalmente libero da ogni inferno.  



Stella Pende

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