Pagine

domenica 25 marzo 2018

Ghouta bombardata per stanare i ribelli. I civili siriani muoiono e fuggono

padre siriano porta bambino nella valigia


Era il lontano 19 settembre 2013 quando il feroce e spietato dittatore della Siria Bashar Assad finse di consegnare all’ONU la mappa di tutti i suoi depositi di armi chimiche.

Allora il signor Assad promise, come al solito menzognero, di distruggere qualunque armamento di veleni, in base all’accordo raggiunto tra Stati uniti e Russia.. 
Da quel giorno è partita la grande truffa tragica dell’attore Bashar nei confronti del mondo. 

Assad non ha mai distrutto le sue armi chimiche e la Russia non ha mai finito di potenziare quell’arsenale killer che in questi giorni sta uccidendo, insieme alla bombe, centinaia di civili innocenti (nell’ultimo mese 456 tra donne e uomini e 123 bambini) nel quartiere periferico di Damasco della Ghouta.  

Il signor dittatore ci racconta che si tratta di liberare quella terra dai ribelli terroristi che si nasconderebbero proprio nella Ghouta. Ma per scovare 100 oppositori del regime è legittimo e giusto ammazzare bambini, bombardare ospedali maternali (giorni fa è stato distrutta parte dell’ospedale sostenuto da Medici Senza Frontiere che da sette anni aiutano i siriani a sopravvivere) o uccidere intere famiglie impotenti? 

I siriani della Ghouta scappano. Non si sa dove. Non sappiamo come. 
La fotografia che racconta meglio queste fughe disperate é quella di un padre che trascina una valigia aperta dove il suo bambino, 2 o 3 anni, dorme sfinito. 
È l’immagine del buio del futuro, la verità di una guerra sporca contro la quale l’Europa non ha mai fatto nulla di concreto. La prova di un olocausto mediorientale di cui nessuno ammette la gravità e la vergogna. 

Così quando ascoltiamo le voci e la rabbia di coloro che che ci invitano a rifiutare l’accoglienza e la dignità a quei poveretti che scappano da guerre e fame, pensiamo a questa foto. Portiamola tatuata sul cuore. Non dimentichiamo coloro che soffrono orrende persecuzioni e morti. 

Stella Pende

Nessun commento:

Posta un commento