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Ius soli.
Il diritto di appartenere a una terra che ti ha visto nascere. Una terra che ha dato da vivere ai tuoi genitori. Una terra che e’ la tua lingua, la tua città, la tua scuola, i tuoi amici.
Un paese che è la tua legge e il tuo diritto. Un diritto che ancora non hai. Parlo di ogni bambino o ragazzo o ragazza che nati in Italia non hanno ancora la nostra cittadinanza. Perché non sono considerati italiani e perché molti dei nostri politici, sempre i soliti, non vogliono permettergli di diventarlo.
E come d’abitudine in quest’occidente, che dovrebbe avere la civiltà, la cultura e l’umanesimo nei suoi valori più forti, tutto diventa politica. Dopo le botte e i botti al senato che hanno fatto nera la ministra della scuola Valeria Fedeli e il capogruppo del carroccio Gianmarco Centinaio, adesso che aspettiamo che la legge nasca, Alfano frena: riflettiamo dice.
Sono 20 anni che riflettiamo sempre sullo stesso tema signor ministro. I grillini, che ormai hanno deposto la loro maschera di arlecchini, e che se la spassano con il loro amico sputafuoco Salvini fanno di tutta un’erba un fascio: per loro tutti la cittadinanza ai neri e ai gialli che sono nati qui è come uguale a fecondare l’ immigrazione selvaggia.
Ma non hanno capito, per una volta queste teste di capra, che in detto caso si tratta di concedere un futuro e un destino a bambini e ragazzi che giocano e studiano coi nostri figli? Non hanno capito questi cacciatori grossi e piccoli di voti elettorali che se non vogliono piegarsi alle leggi della cultura e dell’umanità dovrebbero almeno farsi contagiare da quei pochi schizzi di intelligenza che arriverebbe anche a un cercopiteco?
Vogliamo esasperare gli animi dei nostri immigrati e quelli dei loro figli per trasformarli in chiocce di odio e in militanti pronti al terrorismo? Vogliamo comportarci, come, anzi peggio, della Francia e dell'Inghilterra, i cui popoli non possono più andare serenamente a un cinema, a un concerto o a una partita di calcio?
Possibile che questi ottusi politicanti non abbiano ancora capito che l’unica nostra arma sta nell’accettazione del diverso e nella comprensione profonda dell’accoglienza?
Si, possibile.
Stella Pende