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martedì 23 gennaio 2018

Non lasciate soli i bambini dell'Isis

mutilazioni torture Isis


“ io non mi sono arreso alla ferocia dell’Isis:  mi hanno picchiato, torturato, ma io non ho voluto tradire il vero Islam, così loro mi hanno trascinato nella piazza e davanti a tutti hanno tagliato la mia gamba destra e subito dopo un piede”


Mohammed 13 anni, Raqqa.


Se nella puntata dedicata agli orfani del femminicidio  lo strazio dei figli di una madre uccisa  da un padre assassino era davvero  troppo grande, nel secondo appuntamento che Confessione Reporter vi offre venerdì prossimo incontrerte storie ancor più dolorose. 
Vite rotte di bambini nati nelle terre occupate dall’Isis negli ultimi 5 anni. Figli di due, tre, cinque anni allattati dalla violenza dei terroristi della bandiera nera e cresciuti nel culto della morte. Piccoli scolari che hanno imparato a leggere su quaderni dove invece che mele e farfalle apparivano fucili e coltelli, neonati fotografati con armi e pistole nella culla come per dare uno schiaffo alla nascita promuovendo la morte. Ma anche per quei bambini che sono stati portati dall’Europa in Siria da un padre o da una madre jhiadista la sorte è la stessa. Anzi forse peggiore.

“Si tratta di figli che da una vita normale, dalla loro famiglia, dalla scuola, dai giochi  atterrano in luoghi di guerra. Figli che affrontano il terrore delle bombe. che hanno visto decapitazioni, assassinii, torture e innocenti sgozzati come capre. Bambini che perdono tutto immolati alla follia terrorista dei genitori che alla fine li trasformano in alieni talvolta  spietati come loro." 


bambini soldato Isis


Chi parla così nel mio reportage di Confessione Reporter nella prossima puntata è Daniel Krug, tedesco psicologo che da anni aiuta minori maltrattati e radicalizzati. Ragazzini di sette anni che, dopo un lavaggio del cervello e dell’anima, inneggiano alla Jhiad e maledicono gli infedeli promettendogli di sgozzarli. Bambini di tre anni che frequentando la morte e gli assassini sono fotografati e ripresi dalle telecamere dell’Isis mentre sgozzano il loro orso di peluche. 


Immagini terribili che servono però a capire quanta comprensione e quanto amore ci vuole oggi per questi figli che, i più fortunati almeno, tornano coi genitori a casa. Ai loro nonni e nonne che, come mi ha raccontato a Parigi Aziza, madre di un foreign figther ucciso,  aspettano di ritrovare i loro nipotini per accoglierli come l’unico ricordo vivente dei loro figli scomparsi. 
Purtroppo molti bambini dell’Isis , di cui non possiamo sapere ancora il numero, si trovano oggi con le loro madri nei campi dove gli iracheni e i siriani li tengono ancora prigionieri. Per questo siamo stati a 50 chilometri da Raqqa in quei luoghi di solitudine e di dolore a raccogliere le loro voci e quelle delle loro mamme che supplicano pentite di salvare almeno i loro figli.

Che fine faranno questi figli dell’Isis? 
Riusciranno a rinascere, a riprendersi l’infanzia che i terroristi hanno trasformato in orrore? Dai loro racconti sentirete storie e confessioni sui terroristi e sulle atrocità che la gente dell’Isis ha commesso davanti ai loro occhi. 
Ma oggi in Francia, in Inghilterra, in Italia, c’è chi li aspetta e chi è pronto a restituire a questi bambini sfortunati speranza e pace. E tutti noi dobbiamo lottare perché questi figli innocenti debbano essere salvati. 
E aiutati. 
Senza giudizi.


Vi aspetto Venerdì 26 Gennaio su Rete4 alle 00:30



Stella Pende

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