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mercoledì 31 gennaio 2018

Nicola Pende, la battaglia della mia famiglia per la verità

Oggi, 31 Gennaio 2018, viene pubblicata sul Corriere della Sera la mia lettera al Sindaco di Roma Virginia Raggi, in merito a quel manifesto di razza mai sottoscritto da mio nonno Nicola Pende in età fascista.

Ogni figlio dell'immigrazione come nostro figlio

ragazzi immigrati in Italia


Quando ho deciso di dedicare confessione reporter inverno 2018 ai figli mi sono detta: voglio raccontare i grandi movimenti della cronaca, dell’attualità e le ragioni del mondo (non sarà troppo?) attraverso i bambini e i ragazzi. 

Così ho cominciato col femminicidio incontrando vittime di cui nessuno parla, quei bambini che dopo l’assassinio della madre restano soli al mondo. 
Poi nella seconda puntata ecco i figli dell’Isis, quei poverini portati dai genitori jhiadisti in Siria, strappati alla famiglia e allattati con l’odio e il terrore. Ma anche i piccoli nati in terre di guerre che oggi sopravvivono nella paura dei campi profughi e nelle galere d’Europa con la mamma. 
Mi restava un debito con l’immigrazione
Questo grande esodo dei poveri e dei derelitti verso il nostro paese.  

Come avrete visto dalla tv e dai giornali quelle che scendono dalle navi della salvezza sono ormai facce di bambini stravolte dalla fatica e dal viaggio. 
Una volta arrivavano in Sicilia i diciassettenni. Ora l’età è scesa a 12,13 anni. 
Tante, anzi tantissime le ragazzine nigeriane che vengono spedite da parenti e maledetti pastori in Italia per buttarle nel mercato della strada e della prostituzione. 
Insomma l’immigrazione minorile è aumentata nel 2017 del 60%. 
Un’immensità di figli che lasciano la casa, la terra, la madre, e che da soli affrontano questo viaggio terribile e buio sapendo che potranno affogare.

 “Tanto si muore una volta sola” 
mi ha detto Yousuf  a 14 anni  
“Paura? O muori o ce la fai. In Nigeria ero già morto lo stesso” 

Figli disperati senza illusioni e senza sogni. Solo quello di arrivare sulle nostre coste vivo per riagguantare una vita nuova. Per riprendersi l’infanzia e il sorriso della giovinezza che sarebbe stata stuprata dalla fame, dalla mancanza di futuro. Dalla guerra. 

Così ho dedicato questa terza puntata a “loro”. Ai figli dell’immigrazione che in Libia hanno vissuto nelle carceri e nei tunnel scavati nei prati per scappare alla tortura e alla morte. 

Sayed mi ha raccontato piangendo 
"non avevo più denaro per pagare l’affitto di quelle gabbie maledette dove mi tenevano allora hanno cominciato a strapparmi le unghie e poi a rompermi le ossa. Ma soprattutto a minacciarmi che se non avessi pagato, lavorando per loro come una cane, la mia famiglia in Gambia sarebbe stata sterminata” 
mi ha chiesto di non far vedere la sua faccia, neanche le mani perché “loro” le riconoscerebbero tra mille dopo le sevizie che ha subito. 
“Però, ti prego, racconta la mia storia. Dillo che siamo solo bambini in mano al destino e che cerchiamo solo vita. E amore”
Non ho mai mostrato la faccia ne le mani di Sayed, ma ho raccolto il suo pianto e il suo insegnamento. 

Ogni bambino, ogni figlio del mondo ha diritto alla vita e all’amore. Raccogliete anche voi queste storie di dolore e di rinascita. 
Pensate che dare accoglienza e scuola e carezze a questi ragazzini vuol dire avere felicità anche per voi. 
Per noi tutti. 
Credetemi.


Vi aspetto Venerdì 2 Febbraio alle 00:30 su Rete4 con Confessione Reporter


Stella Pende

martedì 23 gennaio 2018

Non lasciate soli i bambini dell'Isis

mutilazioni torture Isis


“ io non mi sono arreso alla ferocia dell’Isis:  mi hanno picchiato, torturato, ma io non ho voluto tradire il vero Islam, così loro mi hanno trascinato nella piazza e davanti a tutti hanno tagliato la mia gamba destra e subito dopo un piede”


Mohammed 13 anni, Raqqa.


Se nella puntata dedicata agli orfani del femminicidio  lo strazio dei figli di una madre uccisa  da un padre assassino era davvero  troppo grande, nel secondo appuntamento che Confessione Reporter vi offre venerdì prossimo incontrerte storie ancor più dolorose. 
Vite rotte di bambini nati nelle terre occupate dall’Isis negli ultimi 5 anni. Figli di due, tre, cinque anni allattati dalla violenza dei terroristi della bandiera nera e cresciuti nel culto della morte. Piccoli scolari che hanno imparato a leggere su quaderni dove invece che mele e farfalle apparivano fucili e coltelli, neonati fotografati con armi e pistole nella culla come per dare uno schiaffo alla nascita promuovendo la morte. Ma anche per quei bambini che sono stati portati dall’Europa in Siria da un padre o da una madre jhiadista la sorte è la stessa. Anzi forse peggiore.

“Si tratta di figli che da una vita normale, dalla loro famiglia, dalla scuola, dai giochi  atterrano in luoghi di guerra. Figli che affrontano il terrore delle bombe. che hanno visto decapitazioni, assassinii, torture e innocenti sgozzati come capre. Bambini che perdono tutto immolati alla follia terrorista dei genitori che alla fine li trasformano in alieni talvolta  spietati come loro." 


bambini soldato Isis


Chi parla così nel mio reportage di Confessione Reporter nella prossima puntata è Daniel Krug, tedesco psicologo che da anni aiuta minori maltrattati e radicalizzati. Ragazzini di sette anni che, dopo un lavaggio del cervello e dell’anima, inneggiano alla Jhiad e maledicono gli infedeli promettendogli di sgozzarli. Bambini di tre anni che frequentando la morte e gli assassini sono fotografati e ripresi dalle telecamere dell’Isis mentre sgozzano il loro orso di peluche. 


Immagini terribili che servono però a capire quanta comprensione e quanto amore ci vuole oggi per questi figli che, i più fortunati almeno, tornano coi genitori a casa. Ai loro nonni e nonne che, come mi ha raccontato a Parigi Aziza, madre di un foreign figther ucciso,  aspettano di ritrovare i loro nipotini per accoglierli come l’unico ricordo vivente dei loro figli scomparsi. 
Purtroppo molti bambini dell’Isis , di cui non possiamo sapere ancora il numero, si trovano oggi con le loro madri nei campi dove gli iracheni e i siriani li tengono ancora prigionieri. Per questo siamo stati a 50 chilometri da Raqqa in quei luoghi di solitudine e di dolore a raccogliere le loro voci e quelle delle loro mamme che supplicano pentite di salvare almeno i loro figli.

Che fine faranno questi figli dell’Isis? 
Riusciranno a rinascere, a riprendersi l’infanzia che i terroristi hanno trasformato in orrore? Dai loro racconti sentirete storie e confessioni sui terroristi e sulle atrocità che la gente dell’Isis ha commesso davanti ai loro occhi. 
Ma oggi in Francia, in Inghilterra, in Italia, c’è chi li aspetta e chi è pronto a restituire a questi bambini sfortunati speranza e pace. E tutti noi dobbiamo lottare perché questi figli innocenti debbano essere salvati. 
E aiutati. 
Senza giudizi.


Vi aspetto Venerdì 26 Gennaio su Rete4 alle 00:30



Stella Pende

mercoledì 17 gennaio 2018

Il silenzio degli innocenti. Torna Confessione Reporter



Ecco, ci siamo….
come ogni stagione televisiva Confessione Reporter d’inverno sta per partire ancora….

come sapete, nel mio lavoro di reporter, ho attraversato negli ultimi anni terre addolorate dalla guerra e dal terrorismo. Ho incontrato bambini, donne, padri e madri costretti ad esistenze cattive, persecuzioni, malattie e prigionie…purtroppo la mia illusione resta sempre quella di accendere una piccola luce su mondi bui per i quali  nessuno o quasi mostra il proprio proprio interesse. 
Questa volta però ho deciso che era importante guardare più vicino, perché anche in Italia i tempi raccontano eventi interessanti e troppo spesso nascosti.  

Dopo grande pensare ho deciso che avrei voluto dedicare queste prossime puntate ai figli.

Si ai figli, ai bambini, agli adolescenti che vivono esistenze difficili, tormentate e inascoltate. un chiarimento: la mia non è la ricerca esasperata del dolore, il voler nuotare nei drammi di ognuno per fare di questi racconti una calamita. Ho da sempre fuggito la pietà cercando di trovare invece la pietas per raccontare la verità. 
Ma davanti a tanta indifferenza per i drammi dei più piccoli che soffrono in solitudine è la mia anima di madre che parla insieme a quella di cronista…

così nella prima puntata intitolata "il silenzio degli innocenti”  vi faro’ ascoltare le voci di bambini che hanno perso tutto in un attimo e di cui troppo pochi si sono occupati sino ad oggi. Parlo degli orfani del femminicidio, di quei bambini o ragazzi che hanno perso una madre ammazzata da un padre che sarà in carcere per molti anni. 


Florentia, orfana di madre uccisa dal compagno. 


Di quei ragazzi che da un momento all’altro non sanno con chi staranno, dove andranno perché comunque la loro vita e’ stata spezzata e insieme alle loro storie racconterò quelle delle altre vittime del femminicidio: nonni, zii, sorelle che all’improvviso, perduta barbaramente una figlia o un’amata, si ritrovano a crescere un bambino affondato nella disperazione. 


Matteo ha perso la figlia, uccisa dal marito davanti ai nipoti.


Ma vicino al dolore, come sempre, ecco che una luce si è accesa. Ecco apparire una stella. finalmente, dopo anni di attesa, il 21 dicembre è passata al senato la legge che aiuta e che pensa alle vere vittime del femminicidio. 
È una legge che porta cambiamenti importantissimi nelle norme che regolano la vita degli orfani e delle loro famiglie. Prevede nuovi aiuti finanziari, assistenza penale e giuridica gratuita, interventi psicologici e borse di studio.  
Legge di anima sarda. Colei che l’ha scritta, avvocato penalista e deputata, Anna Maria Busia, ha lottato per anni affinché fosse approvata. Ma anche i firmatari arrivano dalla Sardegna, l’onorevole Roberto Gabrielli alla Camera e Luciano Uras al Senato. 
Alcuni pensano che questa nuova normativa sia ancora imperfetta….e noi ne racconteremo le criticità
ma comunque, diciamolo, la porta è aperta. Il segnale è grande. La speranza anche. Vedrete!!!!

Vi aspetto questo Venerdì, 19 Gennaio, in seconda serata su Rete 4.





Stella Pende

sabato 6 gennaio 2018

Gli animali non sono un pacco



Il Corriere della Sera ha aperto una campagna  davvero “giusta”. 
il titolo: Un animale non è un pacco. 
link alla campagna di Corriere.it

vero. 

Un cane, un gatto, un pappagallino cocorito non sono pacchi natalizi che si fasciano dentro carte splendenti e poi si dimenticano nell’armadio o ancora peggio direttamente lì sul divano. 
Un animale è un essere vivente, commovente (per l’amore che sa dare), forse anche pensante. 
Io almeno, al contrario di certi filosofi tifosi di Aristotele, credo proprio così. Dunque regalarlo a Natale, come per un compleanno o per qualunque obbligata ricorrenza, può essere un rischio notevole. Perché gli italiani a Natale partono per le vacanze e non sanno dove parcheggiare l’oggetto regalo animato, perché le strade e le autostrade, guarda caso, proprio nei giorni di festa, si riempiono della disperazioni di animali appena abbandonati, eccetera… ma (perché per tutto c'è un ma….)se invece di affannarci a consumare le nostre finanze, comprando agli "altri" regali che, troppo spesso, dopo una settimana si rivelano inutili, decidessimo di offrire a noi stessi un vero e prezioso regalo? Come organizzare una visita al canile o al gattile più vicini per scegliere li un cane (o un gatto) che da anni o da mesi sopravvive dietro le sbarre. Se la decisione, insomma, partisse da noi, dalla nostra famiglia, dai nostri bambini ( che, se non sono cresciuti con quei miseri beoti che considerano gli animali fonte di pericoli, sono sempre desiderosi di amici pelosi), da chiunque insomma sogna da sempre la fedeltà e la gioia di avere un cane?se partisse da noi questa voglia di amore, il pericolo dell’abbandono di cui parlano gli amici animalisti non ci sarebbe più. Quale regalo per la vita, e non solo per Natale, può essere più bello e più importante di un nuovo amico provvisto di coda? 
Dunque viva la campagna del Corriere perché lo scopo è quello di sensibilizzare coloro che trattano bestiole e bestioline come comodini, peggio come numeri. Viva la campagna del Corriere perché non si può pensare che un cucciolo possa diventare e vivere come un peluche in carne ed ossa…..ma pensiamoci bene: la scelta di farsi, di regalarsi la felicità di un animale, assumendoci la responsabilità di accudirlo e di occuparsi di lui come di un compagno codoso ma bisognoso di attenzioni, si quella scelta può essere, può diventare il regalo più bello. 
A natale come sempre. 

Stella Pende