lunedì 12 marzo 2018

La turchia attacca i kurdi. Europa cieca e sorda



Dopo aver combattuto eroicamente i bombardamenti turchi per quasi due mesi, le linee di difesa dei kurdi ripiegano a pochi chilometri da Afrin, città siriana al confine con la Turchia. 

Le milizie del presidente turco Erdogan, sostenute (INCREDIBILE!) da una truppa di avanzi di ribelli e di islamisti, sono arrivate a Jinderes, cittadina sulla strada per la frontiera turca. Assurdo! Ancora una volta i kurdi de “Le unità kurde di protezione del popolo” (YPG), partner della coalizione internazionale guidata da Washington, in verità i migliori e più coraggiosi attori della sconfitta contro l’Isis, oggi vengono attaccati dai turchi, e non solo da loro, che non vogliono accordargli il diritto di una sola patria. Di una sola città. Di una sola terra. 

Vergogna! 
Ma non solo per Erdogan che, arresta indisturbato migliaia di intellettuali, che tortura giornalisti e scrittori colpevoli solo di aver scritto un twitt di dissenso nei confronti del suo operato, vergogna anche per l’Europa tutta che non dedica una sola parola, né un minimo di attenzione o d’aiuto ai “compagni kurdi” che tanto aveva elogiato durante la guerra al terrorismo! 

Quante parole volate sulla bocca di italiani, francesi, tedeschi e compagnia sull’eroismo della popolazione kurda! Pagine e pagine di carta giornalistica e di reportage (miei compresi) dedicata alle loro donne che, trascurando figli e famiglie, si sono armate rischiando la vita e qualche volta regalandola per la causa. 
Sono stata con quelle donne e con quei combattenti più di una volta. Davanti a me alcuni di loro hanno preso "lezioni” militari dall’esercito italiano. I mezzi e le nozioni di guerra che avevano erano talmente ingenui e arrugginiti da richiedere aggiornamenti ed estenuanti training. 

Ho visto i miseri luoghi dove queste ragazze e madri dormivano al ghiaccio per terra, nutrendosi di brandelli di cibo, pur di restare arruolate nel loro esercito di gazzelle nere….

"Non ho paura” 
mi aveva detto Marya, la più giovane di loro  
"la mia terra, la mia patria, la missione che viviamo tutti insieme contro i terroristi, vale la nostra vita. I miei figli sono orgogliosi di me. Del resto meglio morire che vivere un’intera vita sapendo che non hai lottato per la libertà della tua bandiera!" 

Dalle parole pure e nobili di Marya alla retorica del potere nelle dichiarazioni di quel simpaticone di Erdogan: 
“L’obbiettivo adesso è Afrin: costi quel che costi entreremo in città…” 
Alleati degli occidentali l’YPG sono considerati per alcuni turchi di potere come i primi alleati dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerati da sempre dal governo turco terroristi e nemici giurati. Ankara sente come una minaccia esistenziale la formazione, a mio avviso più che legittima, di un’entità sotto il controllo delle forze kurde e giustifica qualunque terrore e orrore per frenarla. 

Una giovane amica kurda, sempre disposta ad aiutarmi per i miei reportage di Panorama e Confessione Reporter è riuscita a mettersi in comunicazione con me solo stanotte 
"Stella le linee telefoniche sono tagliate o bloccate. La gente scappa disperata dai villaggi intorno ad Afrin. Migliaia di poveretti senza casa si riversano nel centro città. Bambini donne, anziani sulle sedie a rotelle dormono come topi dentro grotte o scavando tunnel…presto Afrin sarà assediata” mi ha detto singhiozzando.
"So che l’Italia sta dentro il chiasso del dopo elezioni…ma noi moriremo in silenzio. Cerca di scrivere, di raccontare quello che ci accade. Aiutaci!”  

Il mio primo passo per aiutare gli amati amici kurdi è questo mio appello. 
Farò ancora di tutto…
Intanto l’Italia è affogata nel chiasso e nella palude del dopo elezioni.

Stella Pende

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