Questa peste moderna è come l’acido muriatico: corrode, mangia, uccide l’interesse per ogni altra disgrazia.
È giusto che il covid diventi calamita di ogni attenzione, per carità, ma purtroppo la tragedia non ha fermato strazi e orrori universali... anzi. Tra questi le odissee vissuti dalle centinaia di immigrati che ancora, sperando in una nuova salvezza, cercano di attraversare il mare per arrivare in Europa.
Tra loro, nel silenzio di tutto e di tutti, ieri ho scoperto che l’Avvenire, l’unico foglio italiano che dedica spazio alle storie di creature sofferenti e delle loro terre, ha pubblicato le fotografie di 12 ragazzi tra i 16 e i 18 anni, (tra l’altro uno di loro, Omar Seid, ricorda tanto mio figlio), che sono affogati senza che nessuno, soprattutto nessuna marina (quella di Malta si è coperta di vergogna per i suoi respingimenti segreti) fosse intervenuta per aiutare questi poverini a non morire.
La loro è stata un agonia di due giorni e più, il come ve lo risparmio...
Ecco!
Non una riga.
Non una parola.
Ma i viaggi continuano.
Non si illudano i benpensanti anti-negro, che il male della fame e la voglia di futuro sia improvvisamente evaporata. Ieri sono sbarcati cento immigrati vicino a Lampedusa e per domani sono previsti altri arrivi. L’immigrazione non è un “problema fantasma”. Non è stato ingoiato dal covid-19. C’è e dovremmo metterci di nuovo la testa. E anche la pietas.
La verità è che, essendo la questione oltre che sociale e umana, prettamente politica, l’immigrato non è più nelle nostre vite e nelle nostre rabbie, soprattutto ha finito improvvisamente di essere il nostro nemico, perché il signor Salvini, sopraffatto politicamente dalla pestilenza che ha travolto il mondo, ha perso con il covid la sua calamita di potere, la sua arma preferita per tenere in pugno troppi italiani: la paura. Il covid gliel’ha soffiata sotto il nasone.
Ma la tragedia di quei ragazzi che vogliono solo vivere, lavorare e raggiungere le loro famiglie continua. E noi italiani e l’Europa dovremo comunque guardarla in faccia.
Stella Pende
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