martedì 31 marzo 2020

Creatività pastorale ai tempi del Coronavirus

Padre Giuseppe Corbari ha stampato le foto dei suoi fedeli e le ha messe in Chiesa


Una piccola chiesa dalle volte dorate con i banchi tappezzati dalle fotografie dei suoi parrocchiani. Nonni e padri , mamme e figli. Tutti sorridenti. I bambini ai primi posti, e dietro genitori e famiglie. Proprio come quei fedeli usavano sedersi nel "tempo di pace"  durante la Messa. 
Padre Giuseppe Corbari, vicario parrocchiale della Chiesa dei Santi Quirico e Giulietta a Robbiano, paese della Brianza, ha deciso di riempire così, domenica scorsa, il vuoto di una messa orfana di fedeli per ragioni di sicurezza. 

"È stato il desiderio di 'vedere' comunque i miei parrocchiani durante la celebrazione. L’idea l’ho lanciata attraverso il canale Telegram della parrocchia, quello che uso sempre più spesso per passare pensieri, riflessioni e preghiere ai fedeli. Ho chiesto: se potete mandate un vostro ritratto che lo metterò in chiesa. Beh, sono stato sommerso da foto nel cellulare, ci ho messo un pomeriggio per stamparle tutte"

Creatività pastorale. 
Davanti alla banalità del male, ecco la fantasia del bene degli uomini di chiesa che non si rassegnano a restare lontani dalla loro comunità, che si impegnano, in questo tempo di Coronavirus, per combattere la solitudine dei credenti, per fargli arrivare calore e affetto.

Ma il Covid-19 ha portato nel pianeta dei pastori più rivoluzionari, per lo più semplici parroci, una nuova arma per sconfiggere il deserto delle loro chiese: quella di Internet. 
Frequentata timidamente già  dai religiosi più “moderni”, oggi la Rete è diventata la stella della crociata antivirus. I “social santi” in questo periodo pullulano letteralmente di blog di stampo clericale, video con interventi,  preghiere in streaming e rosari corali  su YouTube.  

"Quanto a Telegram abbiamo ormai almeno 250 iscritti fra le famiglie. Ma la soddisfazione più grande è trasmettere l’Eucarestia festiva in streaming e perfino gli esercizi spirituali della Quaresima"

Un esempio che perfino Papa Francesco, da sempre refrattario alle diavolerie della tecnologia, ha deciso di seguire per la sua messa domenicale nella chiesa di Santa Marta. La tecnologia però và a tutta forza soprattutto fra chi, nella Chiesa, si occupa di adolescenti e ragazzi. Chiusi oratori e incontri ecco arrendersi a Internet anche un prete novello di anni 27, assistente dell’Azione Cattolica ragazzi a Piacenza, città massacrata dal virus. 
Racconta Don Simone Tosetti "i tanti gruppi whatsup, che prima nelle classi ci hanno fatto diventare matti, oggi sono diventati le piazze virtuali e ideali per seguire da lontano queste loro vite spesso ferite da gravi perdite di nonni e genitori"

Ma c’è chi ha osato, e oserà promette, molto di più. 
Un applauso tuonante ha concluso domenica 8 marzo la messa della chiesa romana di San Gabriele dell’Addolorata. Ma non perché qualche gruppetto avesse infranto le regole entrando nella parrocchia. Applausi e canti sono arrivati infatti dalle finestre e dai balconi intorno alla basilica. I 4 sacerdoti della parrocchia , acrobati di Dio, si sono arrampicati fino al tetto dove, complice la scala antincendio, hanno portato un piccolo altare con una croce e un microfono per la diretta web. “La nostra gente non può uscire di casa? Noi preti siamo chiusi qui nella canonica? Beh nessuno ci ha vietato di celebrare la santa messa sul tetto!” In verità i quattro moschettieri dell’Eucarestia non avevano annunciato che ci sarebbe stata la celebrazione all’aperto. "Avevamo realizzato solo un breve video sul nostro canale YouTube e sulle pagine di Facebook dove uno di noi sfidava il parroco con una scommessa. Se lui l’avesse persa noi avremmo celebrato la messa sul tetto"  Detto fatto. Il parroco perde la scommessa misteriosa e si parte all’assalto dei tetti. 
La celebrazione è avvenuta accanto al campanile e vicino alle parabole satellitari. Il suono amico delle campane ha annunciato l’inizio, l’amplificazione e lo streaming hanno fatto il resto. Risultato tutto, o quasi, il quartiere Don Bosco intorno alla parrocchia, ha seguito commosso ed entusiasta la messa dal vivo. 
Non basta. L’inventività pastorale dei 4 Don è un fiume in piena. 
È nata così una sitcom: "Vita di Canonica", una specie di telefilm a puntate dove si racconta la vita dei presbiteri nel quotidiano: dalle pulizie di fino, alla cucina di prelibatezze fino alla preparazione delle prossime invenzioni. "Questi giorni di paura hanno bisogno di essere illuminati da sorrisi e noi cerchiamo di regalarli a chi  ne ha più bisogno". Un’occasione per questi preti giovani di uscire finalmente dal seminato e dal vestito disutile del prete burocrate. 

Così, fra i parroci creativi ci sono anche quelli che si ispirano all’arte. 
Don Francesco Pesce, anima e motore della Chiesa della Madonna dei Monti a Roma ha chiamato il suo blog privato: ConAltriOcchi
Il blog si presenta preceduto da un quadro di Picasso, accompagnato da una celebre frase del pittore genio che diceva:  “C’è un solo modo per vedere le cose finché qualcuno non ce le fa vedere con altri occhi”
Al seguito, per i seguaci del blog, riflessioni del Don, ma anche meditazioni corali in streaming. “Covo la speranza che la tragedia del Coronavirus ci aiuterà a trovare quel senso della comunità che avevamo forse perso” mi dice padre Francesco "Oggi i giovani del quartiere si occupano degli anziani con un altro impegno e quando vado a suonare i citofoni delle famiglie difficili, che ho sempre seguito, non sento più gente che litiga e urla dalle case…sarò un illuso? Continuo a credere che il dolore possa diventare una colla d’amore” Vero. 
Tanto che gli iscritti al blog di don Pesce superano ormai i 250. 

Infine l’inventività dei Don Matteo italiani non si ferma neanche davanti all’assenza di mezzi tecnologici. Ce lo insegna padre Andrea Vena, parroco di Bibbiano, che non avendo Internet nella sua parrocchia si è affittato una piccola Apecar, ci ha caricato sopra la statua azzurra della Santa Vergine e va in giro per i quartieri con un microfono a benedire e a consolare i suoi fedeli. 
"Ho chiesto prima il permesso al sindaco" dice Don Andrea soddisfatto "ma non credevo di ottenere tanti successi: la gente accoglie il passaggio della Madonna con canti e applausi dalle finestre. È un modo per far capire agli italiani che la Chiesa non li lascerà mai soli". Sante parole.


Stella Pende

Nessun commento:

Posta un commento