Avvelenata Pimpi, la cagnolina di Susanna Tamaro
Leggo con sgomento la notizia che Pimpi, la cagnolina che Susanna Tamaro aveva adottato 6 mesi fa e con la quale aveva creato un rapporto simbiotico, è morta a causa di un boccone avvelenato.
Conosco il dolore, avendolo vissuto con il mio Joy, morto in Sardegna per un boccone probabilmente destinato ai cinghiali.
Nessun essere vivente merita una fine tanto orribile.
Inutile augurare del male a chi si macchia di questi delitti: il peggior destino per questi assassini è andare in Paradiso… dove ad accoglierli troveranno le anime di tutti gli animali uccisi. Questa sarà la loro condanna per l’eternità.
A nome mio e del Fondo Amici di Paco, voglio esprimere a Susanna Tamaro tutta la tristezza ma anche la solidarietà che proviamo nei nostri cuori.
Un abbraccio, nella certezza che Pimpi da Lassù continuerà a vegliare su di lei.
Diana
Dopo il ricordo, alcune riflessioni
C'è chi invoca la morte, chi la stessa fine, chi leggi ad hoc o comunque più severe, e infine chi paragona questi bruti a "bestie”.
Come ho detto, il peggio che possa capitare a chi si macchia di tali crudeltà è di andare in Paradiso, e là trovare ad accoglierlo le anime delle sue vittime, animali ma anche umane. Non c’è peggior Inferno, per chi ha tradito e calpestato il dono dell’Umanità che gli è stato fatto al momento della nascita.
In quanto a… paragonarli a bestie, involontariamente si procura una grave offesa alle vere bestie, che per loro fortuna non sono state “dotate” da madrenatura di uno dei più detestabili difetti della specie umana: la malvagità.
Quando gli animali compiono quella che ai nostri occhi è una crudeltà, lo fanno perché spinti dall’istinto di sopravvivenza, propria e della propria prole.
Gli uomini, no. Loro uccidono, seviziano, torturano solo per il gusto di farlo, seguendo quelle pulsioni puramente ed esclusivamente umane che li pongono non già un gradino sopra rispetto agli animali, ma una rampa intera di scale più in basso.
L’uomo può rivelarsi un essere straordinario, ma anche il più crudele e abominevole della terra.
Per quanto riguarda le leggi… certo, ci vogliono, sono importanti. Se non altro per non assistere impotenti al Male, e per darsi l’illusione di fare qualcosa. Ma poi… siamo sicuri che sarebbero applicate? Sicuri che ci sarebbero i presupposti per applicarle? Gli avvelenatori sono i classici vigliacchi che agiscono nell’ombra, e difficilmente si fanno beccare.
È da più a monte, che dobbiamo partire: dall’educazione dei più giovani, dalla loro sensibilizzazione e responsabilizzazione. Partendo dalla scuola e dalla famiglia.
In
Paco, il Re della strada, uno dei capitoli finali è proprio incentrato su un episodio di avvelenamento di un branco di cani randagi. Quando vado nelle scuole a parlare ai ragazzi che, grazie alla sensibilità degli insegnanti, hanno letto la storia di Paco, o quando mi scrivono le loro riflessioni sul libro, mi rendo conto che proprio quello dell’avvelenamento è uno degli episodi che li ha maggiormente colpiti. E dopo aver letto che cosa può succedere a un cane vittima di un boccone avvelenato, metabolizzano e radicano dentro di sé la convinzione che gli animali vanno rispettati e difesi.
In attesa delle leggi, se e quando arriveranno, e dei risultati che potranno produrre, credo che ognuno di noi possa fare qualcosa per diffondere la cultura del rispetto e spiegare ai più giovani il valore della vita. Non solo umana, ma di tutti gli abitanti del Creato.
Diana Lanciotti
fondatrice e presidente onorario Fondo Amici di Paco
Associazione nazionale per la tutela degli animali - ONLUS
www.amicidipaco.it