giovedì 31 gennaio 2019

Salvini, nessuno ti può giudicare...

caricatura Giannelli a Salvini
Caricatura di Emilio Giannelli al Ministro Matteo Salvini, Corriere della Sera 30 Gennaio 2019

Evviva Emilio Giannelli! Ma chi ha lanciato le note della Caselli come tatuaggio perfetto per la “canzone” del ministro dell’Interno è stata Myrta Merlino che ha lanciato le note di casco d’oro come aperitivo al suo "Aria che tira"...




Stella Pende

domenica 27 gennaio 2019

Ragazzi imprigionati e torturati nei campi libici

ragazzi imprigionati e torturati in Libia


Ancora e sempre le prove e le foto di adolescenti torturati e incatenati mandate dagli stessi trafficanti killer dai campi di detenzione di Bani Walid. 
Figli che hanno attraversato deserti e terrore x mesi...figli che stanno rinchiusi in quelle che il nostro ministro dell’interno Salvini ha definito Centri sicuri.
Immagini di pistole puntate alla testa, di ragazzine stuprate da guardie carcerarie..di corpi tatuati da lividi e bruciature di plastica sciolta..ultima moda di sevizie inventate dai nostri amici e alleati libici

Vi propongo dunque di riguardarvi la mia puntata di Confessione sulla Libia/ Niger dove ho incontrato questi poveri ragazzi e le loro voci e i loro ricordi...



Stella Pende

sabato 26 gennaio 2019

Migranti: bimbi nel mare in tempesta. l'appello della senatrice Cirinnà a Salvini

Soccorso a migranti in mare


Le parole di Monica Cirinnà sono di tutti noi...

"È gravissimo che bambine e bambini, sembra 13 di cui 8 non accompagnati e quindi senza il conforto di un genitore, si trovino in balia del mare in tempesta davanti alle coste italiane, a bordo dalla Sea Watch 3. Ha fatto bene la Procura di Catania, allertata dall'ufficio minori del Comune di Siracusa, ad aprire un fascicolo e a ordinare che i bambini scendano dall'imbarcazione. Il ministro Salvini, che contro i migranti continua nella sua infernale politica della sofferenza e del dolore, è anche un padre. Si metta una mano sulla coscienza, se ce l'ha ancora e obbedisca alla Procura, faccia sbarcare i bambini".

Roma, 25 gennaio 2019

giovedì 24 gennaio 2019

E la vergogna si ripete giorno per giorno

bambini immigrati in Italia visti di spalle



“Stella aiutami a trovare un posto per James e Silvery, quei due ragazzi che conosci e che saranno cacciati a ore dal centro di accoglienza…” 

Questa la prima telefonata della mattina. 
Arrivava dall’amica Simona.
Non cito il suo cognome (l’ultima volta che ho parlato di qualcuno che aiuta gli immigrati ha dovuto difendersi dagli insulti) per proteggerla. Ma nessuno e niente può proteggere la sua e la mia disperazione. 

I due ragazzi di cui parla li ho incontrati per un’intervista di Confessione Reporter. Erano ancora indeboliti e spaventati dopo il viaggio dalle loro Afriche all’Italia. 
Un’odissea durata tredici mesi segnata da torture feroci e da perdite terribili di madri e di fratelli. 
Ma soprattutto c’era nei loro occhi la pena di aver lasciato nelle carceri libiche compagni e sorelle di viaggio che non avevano avuto la fortuna o il coraggio di fuggire agli aguzzini...
qui, arrivati nel centro, il cosiddetto "car", si erano conquistati un pezzo di vita. 
La scuola. Gli interessi. Uno dei due dipingeva gli alberi, i mari e i fiori della sua terra in modo mirabile e commuovente. Il suo sogno era (dico era perché non sarà mai vero) quello di poter studiare in una scuola di disegno... di poter mettere sulla carta tutti i colori e la bellezza suprema delle sue praterie.

Ma la vergogna  comanda... 

Tra poche ore questi due figli, perché figli nostri potrebbero essere, saranno sbattuti in strada senza casa, senza diritti. Senza pace. Nell’indifferenza, nel silenzio e nel freddo di quest’Italia che non riconosco. 
O che forse conosco solo ora. 
L’aggressivià e la ferocia che certa gente dimostra è schizzata fuori come un alien covato da anni...

Oggi questa crudeltà si sente legittimata dai nostri governanti che predicano sempre e solo l’individualismo più becero, la violenza contro la diversità, il rifiuto al bene. 
Mi sento impotente e colpevole. Come giornalista e come cittadina italiana.
E sogno e provo un’immensa e terribile nostalgia insieme per quel tempo in cui l’accoglienza e il cuore erano i segni e i tatuaggi benefici di questa terra. 


Stella Pende

sabato 19 gennaio 2019

Quando si perde un pezzo di cuore

Susanna Tamaro e il suo cane

So cosa vuol dire stringere fra le braccia l'agonia di un piccolo cane innocente avvelenato dalla crudeltà stupida degli uomini...
So quanto Susanna Tamaro ama gli animali e capisco quanto sta soffrendo per la morte della sua cagnina... per questo l'abbraccio con tutto il cuore...
Ma vorrei anche farvi leggere la lettera di Diana Lanciotti Presidente di Fondo Amici di Paco
A voi.


Avvelenata Pimpi, la cagnolina di Susanna Tamaro

Leggo con sgomento la notizia che Pimpi, la cagnolina che Susanna Tamaro aveva adottato 6 mesi fa e con la quale aveva creato un rapporto simbiotico, è morta a causa di un boccone avvelenato.
Conosco il dolore, avendolo vissuto con il mio Joy, morto in Sardegna per un boccone probabilmente destinato ai cinghiali.
Nessun essere vivente merita una fine tanto orribile.
Inutile augurare del male a chi si macchia di questi delitti: il peggior destino per questi assassini è andare in Paradiso… dove ad accoglierli troveranno le anime di tutti gli animali uccisi. Questa sarà la loro condanna per l’eternità.
A nome mio e del Fondo Amici di Paco, voglio esprimere  a Susanna Tamaro tutta la tristezza ma anche la solidarietà che proviamo nei nostri cuori.
Un abbraccio, nella certezza che Pimpi da Lassù continuerà a vegliare su di lei.
Diana

Dopo il ricordo, alcune riflessioni

C'è chi invoca la morte, chi la stessa fine, chi leggi ad hoc o comunque più severe, e infine chi paragona questi bruti a "bestie”.
Come ho detto, il peggio che possa capitare a chi si macchia di tali crudeltà è di andare in Paradiso, e là trovare ad accoglierlo le anime delle sue vittime, animali ma anche umane. Non c’è peggior Inferno, per chi ha tradito e calpestato il dono dell’Umanità che gli è stato fatto al momento della nascita.

In quanto a… paragonarli a bestie, involontariamente si procura una grave offesa alle vere bestie, che per loro fortuna non sono state “dotate” da madrenatura di uno dei più detestabili difetti della specie umana: la malvagità.
Quando gli animali compiono quella che ai nostri occhi è una crudeltà, lo fanno perché spinti dall’istinto di sopravvivenza, propria e della propria prole.
Gli uomini, no. Loro uccidono, seviziano, torturano solo per il gusto di farlo, seguendo quelle pulsioni puramente ed esclusivamente umane che li pongono non già un gradino sopra rispetto agli animali, ma una rampa intera di scale più in basso.
L’uomo può rivelarsi un essere straordinario, ma anche il più crudele e abominevole della terra.
Per quanto riguarda le leggi… certo, ci vogliono, sono importanti. Se non altro per non assistere impotenti al Male, e per darsi l’illusione di fare qualcosa. Ma poi… siamo sicuri che sarebbero applicate? Sicuri che ci sarebbero i presupposti per applicarle? Gli avvelenatori sono i classici vigliacchi che agiscono nell’ombra, e difficilmente si fanno beccare.
È da più a monte, che dobbiamo partire: dall’educazione dei più giovani, dalla loro sensibilizzazione e responsabilizzazione. Partendo dalla scuola e dalla famiglia.
In Paco, il Re della strada, uno dei capitoli finali è proprio incentrato su un episodio di avvelenamento di un branco di cani randagi. Quando vado nelle scuole a parlare ai ragazzi che, grazie alla sensibilità degli insegnanti, hanno letto la storia di Paco, o quando mi scrivono le loro riflessioni sul libro, mi rendo conto che proprio quello dell’avvelenamento è uno degli episodi che li ha maggiormente colpiti. E dopo aver letto che cosa può succedere a un cane vittima di un boccone avvelenato, metabolizzano e radicano dentro di sé la convinzione che gli animali vanno rispettati e difesi.
In attesa delle leggi, se e quando arriveranno, e dei risultati che potranno produrre, credo che ognuno di noi possa fare qualcosa per diffondere la cultura del rispetto e spiegare ai più giovani il valore della vita. Non solo umana, ma di tutti gli abitanti del Creato.
Diana Lanciotti
fondatrice e presidente onorario Fondo Amici di Paco
Associazione nazionale per la tutela degli animali - ONLUS
www.amicidipaco.it

domenica 13 gennaio 2019

Fontana di Trevi: monetine per 1.000.000€... ma dove finiscono?

Lancio delle monete alla Fontana di Trevi di Roma
Era così bella, geniale e visionaria l’idea di raccogliere e poi offrire ai più poveri le monetine  tuffate dai turisti nella fontana di Trevi! 

Ci aveva pensato per prima la caritas italiana che nel 2001 aveva fermato quel grande affare che la malavita romana (e napoletana) avevano praticato per anni e sempre indisturbata. 

Almeno due volte alla settimana i ladri di monetine incassavano il bottino che diventava alla fine del mese addirittura un milione di euro. Fino a quando, per l’appunto la caritas aveva suggerito al sindaco Walter Veltroni di destinare il raccolto della fontana ai bisogni della povertà romana. 
Un rito osservato da ogni giunta a seguire. Compresa quella di Alemanno. 
Peccato che oggi il sindaco Raggi abbia cancellato questa "manna turistica” (si calcola che nel 2018 le acque della celebre fontana celebrata da La Dolce Vita di Fellini abbia accolto un milione e mezzo di euro in monete) per destinare il malloppo alla conservazione di musei e ad altri progetti sociali...
Quali? Non se parla. 
Come? non se ne dice.

Gli attacchi ripetuti a Virginia non mi sono (quasi mai) giunti graditi. Spesso le sue colpe (a parte l’immenso e non proprio irresponsabile errore di bocciare le olimpiadi a Roma) sono state troppo pretestuose e forzate. Il brutto e lo sporco di Roma lei lo ha già trovato pronto e le buche di Roma non le ha certo scavate la Raggi...
Ma oggi la nostra sindaca è indifendibile. I poveri non si toccano. E la caratis insieme a Sant’Egidio sono coloro che li aiutano eroicamente e li proteggono da sempre. 

Dunque se questa volta la storia delle monetine provocherà da parte dei molti infiammate polemiche non potremo che unirci fatalmente al coro.

Stella Pende