sabato 31 marzo 2018

Sei lupo o agnello?

lupo e agnello insieme



Aprile 2018. 

L’ora del lupo. Nonostante secoli di persecuzione, negli ultimi anni è avvenuto in Italia un miracolo che riguarda quel meraviglioso animale selvatico dagli occhi d’oro che le nostre nonne hanno sempre usato per spaventarci. Senza mai riuscirci davvero. 

Chi di voi è mai stato fino in fondo tifoso di quella miagolosa Cappuccetto rosso? Confessate….. Ma eccoci a noi. Il lupo, cane dal muso affilato che sfida qualunque  bellezza, dopo essere stato sterminato fin quasi ad arrivare all’estinzione, è tornato nelle nostre praterie e montagne. 
Pensate: l’attuale popolazione dei lupi italiani è oggi 20 volte  superiore  a quella degli anni settanta. 
Il nemico giurato di Cappuccetto Rosso vive tra le montagne degli Appennini, ma anche nelle Alpi occidentali. Negli ultimi tempi però le sue apparizioni notturne e qualche pecora (forse molto di più di qualche… ), sparita o uccisa durante la notte hanno fatto aprire un dibattito che discute la possibilità di abbattere selettivamente variati esemplari. 

Gli animalisti, me compresa, si oppongono fortemente a questo progetto di morte. 
Primo argomento: bisognerebbe far riflettere gli assessori e i politici firmatari di una petizione al Parlamento europeo che vuole l’uccisione dei lupi (raccogliendo già 20.000 firme). 

Ma io dico: prima di prendere decisioni  tanto radicali perché non scovare la vera verità? Messer lupo è pericolo davvero reale? Per i cervi, le antilopi, le mandrie o anche per l’uomo? Quanti attacchi abbiamo avuto noi umani da parte dell’animale in questione? Quante volte gli allevatori, a cui va ogni rispetto, hanno sorpreso in castagna il killer peloso???? 
Gli allevatori, ripeto, hanno di certo le loro ragioni. Erano troppi anni che non si prendevano rimedi contro gli attacchi dei lupi. Oggi, dopo il loro ritorno, si allevano pastori belga addestrati per la difesa delle mandrie. Credo che il pastore belga non possa diventare un pericolo per i turisti come molti miei compari animalisti sostengono. Ma leggendo lo  scrittore Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega ed esperto di montagne dove vive, accolgo i suoi altri pensieri. 

“La soluzione va forse cercata nell’equilibrio di una natura che si è riappropriata finalmente dei boschi fino a pochi anni fa orfani di cervi, stambecchi e per l’appunto di lupi."

In certe zone d’Italia i cinghiali sono davvero una furia: distruggono e attaccano i raccolti. Ebbene avere più lupi che li tengono a bada potrebbe essere la giusta maniera per  salvare le coltivazioni e gli stessi animali da pascolo. Capisco che non tutti possono essere d’accordo, ma intanto prima di procedere all’uccisione di un animale che ha rischiato davvero l’estinzione, vi prego esploriamo ogni possibilità di salvezza! 

Infine approfitto per ritornare sull’emozione (e sull’angoscia) che non mi abbandonano mai vicino a Pasqua. 
Se il dibattito intorno al pericolo del lupo accende le paure di tanti allevatori desiderosi di proteggere pecore, vitelli e anche agnelli (almeno suppongo), perché i medesimi non vengono neppure sfiorati dal dubbio che immolare ogni Santa Pasqua i loro agnellini è abitudine feroce? Perché proteggerli dai lupi cattivi e poi permettere che questi cuccioli di pecorella (imitati dai morbidi peluche che la mamma ci infilava nel letto per sopire le nostre  paure di bambini) finiscano sgozzati e poi rosolati al forno? 

Infine perché gli italiani che vantano sopra ogni popolo animo gentile e generoso, devono perpetuare questo rito sanguinario quando si indignano fatalmente con “i musi gialli” che mangiano animali domestici in gabbia o con certi “arabi” barbari che sgozzano i capretti nei giorni dei loro riti preistorici? 
Rispondiamo insieme a questi interrogativi e, per favore, affidiamoci al classico e supremo uovo di Pasqua al cioccolato. 
Riflessione del pomeriggio pasquale:  vi sentite più lupi o agnelli?


Stella Pende


domenica 25 marzo 2018

Ghouta bombardata per stanare i ribelli. I civili siriani muoiono e fuggono

padre siriano porta bambino nella valigia


Era il lontano 19 settembre 2013 quando il feroce e spietato dittatore della Siria Bashar Assad finse di consegnare all’ONU la mappa di tutti i suoi depositi di armi chimiche.

Allora il signor Assad promise, come al solito menzognero, di distruggere qualunque armamento di veleni, in base all’accordo raggiunto tra Stati uniti e Russia.. 
Da quel giorno è partita la grande truffa tragica dell’attore Bashar nei confronti del mondo. 

Assad non ha mai distrutto le sue armi chimiche e la Russia non ha mai finito di potenziare quell’arsenale killer che in questi giorni sta uccidendo, insieme alla bombe, centinaia di civili innocenti (nell’ultimo mese 456 tra donne e uomini e 123 bambini) nel quartiere periferico di Damasco della Ghouta.  

Il signor dittatore ci racconta che si tratta di liberare quella terra dai ribelli terroristi che si nasconderebbero proprio nella Ghouta. Ma per scovare 100 oppositori del regime è legittimo e giusto ammazzare bambini, bombardare ospedali maternali (giorni fa è stato distrutta parte dell’ospedale sostenuto da Medici Senza Frontiere che da sette anni aiutano i siriani a sopravvivere) o uccidere intere famiglie impotenti? 

I siriani della Ghouta scappano. Non si sa dove. Non sappiamo come. 
La fotografia che racconta meglio queste fughe disperate é quella di un padre che trascina una valigia aperta dove il suo bambino, 2 o 3 anni, dorme sfinito. 
È l’immagine del buio del futuro, la verità di una guerra sporca contro la quale l’Europa non ha mai fatto nulla di concreto. La prova di un olocausto mediorientale di cui nessuno ammette la gravità e la vergogna. 

Così quando ascoltiamo le voci e la rabbia di coloro che che ci invitano a rifiutare l’accoglienza e la dignità a quei poveretti che scappano da guerre e fame, pensiamo a questa foto. Portiamola tatuata sul cuore. Non dimentichiamo coloro che soffrono orrende persecuzioni e morti. 

Stella Pende

lunedì 12 marzo 2018

La turchia attacca i kurdi. Europa cieca e sorda



Dopo aver combattuto eroicamente i bombardamenti turchi per quasi due mesi, le linee di difesa dei kurdi ripiegano a pochi chilometri da Afrin, città siriana al confine con la Turchia. 

Le milizie del presidente turco Erdogan, sostenute (INCREDIBILE!) da una truppa di avanzi di ribelli e di islamisti, sono arrivate a Jinderes, cittadina sulla strada per la frontiera turca. Assurdo! Ancora una volta i kurdi de “Le unità kurde di protezione del popolo” (YPG), partner della coalizione internazionale guidata da Washington, in verità i migliori e più coraggiosi attori della sconfitta contro l’Isis, oggi vengono attaccati dai turchi, e non solo da loro, che non vogliono accordargli il diritto di una sola patria. Di una sola città. Di una sola terra. 

Vergogna! 
Ma non solo per Erdogan che, arresta indisturbato migliaia di intellettuali, che tortura giornalisti e scrittori colpevoli solo di aver scritto un twitt di dissenso nei confronti del suo operato, vergogna anche per l’Europa tutta che non dedica una sola parola, né un minimo di attenzione o d’aiuto ai “compagni kurdi” che tanto aveva elogiato durante la guerra al terrorismo! 

Quante parole volate sulla bocca di italiani, francesi, tedeschi e compagnia sull’eroismo della popolazione kurda! Pagine e pagine di carta giornalistica e di reportage (miei compresi) dedicata alle loro donne che, trascurando figli e famiglie, si sono armate rischiando la vita e qualche volta regalandola per la causa. 
Sono stata con quelle donne e con quei combattenti più di una volta. Davanti a me alcuni di loro hanno preso "lezioni” militari dall’esercito italiano. I mezzi e le nozioni di guerra che avevano erano talmente ingenui e arrugginiti da richiedere aggiornamenti ed estenuanti training. 

Ho visto i miseri luoghi dove queste ragazze e madri dormivano al ghiaccio per terra, nutrendosi di brandelli di cibo, pur di restare arruolate nel loro esercito di gazzelle nere….

"Non ho paura” 
mi aveva detto Marya, la più giovane di loro  
"la mia terra, la mia patria, la missione che viviamo tutti insieme contro i terroristi, vale la nostra vita. I miei figli sono orgogliosi di me. Del resto meglio morire che vivere un’intera vita sapendo che non hai lottato per la libertà della tua bandiera!" 

Dalle parole pure e nobili di Marya alla retorica del potere nelle dichiarazioni di quel simpaticone di Erdogan: 
“L’obbiettivo adesso è Afrin: costi quel che costi entreremo in città…” 
Alleati degli occidentali l’YPG sono considerati per alcuni turchi di potere come i primi alleati dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerati da sempre dal governo turco terroristi e nemici giurati. Ankara sente come una minaccia esistenziale la formazione, a mio avviso più che legittima, di un’entità sotto il controllo delle forze kurde e giustifica qualunque terrore e orrore per frenarla. 

Una giovane amica kurda, sempre disposta ad aiutarmi per i miei reportage di Panorama e Confessione Reporter è riuscita a mettersi in comunicazione con me solo stanotte 
"Stella le linee telefoniche sono tagliate o bloccate. La gente scappa disperata dai villaggi intorno ad Afrin. Migliaia di poveretti senza casa si riversano nel centro città. Bambini donne, anziani sulle sedie a rotelle dormono come topi dentro grotte o scavando tunnel…presto Afrin sarà assediata” mi ha detto singhiozzando.
"So che l’Italia sta dentro il chiasso del dopo elezioni…ma noi moriremo in silenzio. Cerca di scrivere, di raccontare quello che ci accade. Aiutaci!”  

Il mio primo passo per aiutare gli amati amici kurdi è questo mio appello. 
Farò ancora di tutto…
Intanto l’Italia è affogata nel chiasso e nella palude del dopo elezioni.

Stella Pende

giovedì 8 marzo 2018

Italia: caccia al leader

Montaggio Luigi di Maio e Matteo Salvini
Luigi di Maio e Matteo Salvini in un "mostro politico". Da un articolo de Il Foglio
















Che dire del putiferio incendiato dalle ultime elezioni? 
Forse dopo decine, anzi centinaia di programmi tv, tonnellate di carta stampata, di speciali e di inchieste prodotte in Italia dove gli ultimi rumori vedono il ministro Calenda sul cavallo dell’eroe salvatore del PD, dove il Movimento 5 Stelle, vincitore assoluto nelle urne, reclama il suo ruolo di premier al governo, dove la Lega di Matteo Salvini avanza la sua leadership sul centro destra, si forse varrebbe la pena di guardare a come la stampa straniera, cioé a come l’Europa e l’occidente tutto, considerano quest’ultimo atto della nostra politica. 

“La lagrimas del caiman” titola il quotidiano El Pais raccontando che l’imperatore del centro destra Silvio Berlusconi non è arrivato a “fare il botto” di voti che Forza Italia metteva già nel sacco. 

“De venqueurs sens majotité en italie” grida in prima pagine il francese e autorevole Le Monde, spiegando che nonostante la vittoria suprema dei 5 Stelle e quella della Lega al nord oggi nessuno in Italia ha la maggioranza per governare.  

Ma l’articolo che illumina di più, a mio avviso e non a caso, è quello firmato oggi da Beppe Severgnini sulla prima pagina del New York Times. un editoriale che da una parte interpreta perfettamente gli umori americani dopo il voto italiano e che dall’altra ci dà già dal titolo il termometro della febbre italiana. 
“For italians the dolce vita turns angry”
Per gli italiani la dolce vita diventa arrabbiata. 

Beppe spiega che stando ai fatti gli italiani ci hanno regalato l’immagine di un’Italia bipolare, il nord in mano alla rabbia contro l’immigrazione, catturato dalla Lega, il sud preda dell’amarezza e della voglia di vendicare la propria povertà e i disagi. 
Ed ecco l’identikit delle due forze politiche che nella nostra patria hanno trasformato la delusione in voti. 
Per prendersi la maggioranza dei voti i due registi di questi due schieramenti assolutamente lontani nella politica e nei “valori” hanno puntato ambedue su due cavalli vincenti. 

Di Maio, leader avelinnese del Movimento 5 Stelle sempre incravattato e lindo come un cavallino rampante dei poveri, è entrato nella disperazione della miseria e della disoccupazione del profondo sud offrendo sussidi per i bisognosi, più soldi pubblici e perfino un reddito di cittadinanza per ogni singolo italiano pari a 45 bilioni di euro, una cifra stellare che le nostre casse non potranno mai nemmeno sfiorare. 
“Forse gli italiani sapevano bene che questa promessa era concretamente impossibile da mantenere” scrive Beppe Severgini. Ma non importa: a un movimento che si mette dalla parte degli abbandonati e dei poverini si perdonano anche gli eccessi. Almeno in quelle regioni che sono considerate le prime in merito a disoccupazione, miseria e fame. Come la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. 

Il baldo e simpatico Matteo Salvini invece ha cavalcato quella che è oggi la paura più bollente che attraversa come un serpente assassino il nord Italia: quella dell’immigrazione. Come invasione e come sciagura. Per la sicurezza e per il furto del lavoro che agli italiani (che non fanno ormai da tempo certi lavori umilianti e pesanti) potrebbe mancare. 
Il prode cavaliere della lega infatti ha nutrito i suoi comizi e le sue apparizioni televisive con scenari apocalittici che avrebbero impensierito anche Dario Argento. E questo contando su numeri veri: il 58% degli immigrati vive nel nord, il 26 nel centro, il 12 nel sud e solo il 4% nelle isole. 

Potranno il Movimento 5 stelle e la Lega illuminare finalmente quelle terre del nostro paese che in barba alla bellezza suprema vivono nel buio di economie e risorse? 
Nessuno può saperlo. Nemmeno Severgnini.


Stella Pende

venerdì 2 marzo 2018

"Astenetevi dal voto" i radicali contro Emma Bonino

Emma Bonino elezioni politiche Italia 2018


In un’intervista ad Emma Bonino chiedevo
"ma non ti pare che questa campagna per le elezioni prossime sia particolarmente velenosa?" 
e lei con la sua calma olimpica 
“più che velenosa mi pare maleducata"
e invece, per una volta, avevo ragione io. 

Questa campagna per le future elezioni è fitta di veleni, di bugie, di violenza e di tradimenti. Orrendi. 
L’ultimo sfiora (perché può solo sfiorarla) proprio Emma Bonino. 
Leggo infatti che proprio oggi il partito radicale transnazionale invita i cittadini italiani all’astensione. Cioé a non votare la loro ex compagna Emma Bonino. 

"Questa legge è una vergogna” hanno detto Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti e soci "manipola il cittadino, dunque nessuno deve andare a celebrarla votando”

Credo invece che la vergogna stia proprio dentro quest’ultima pugnalata che gli ex amici di Emma le sferrano alle spalle a pochi giorni dal voto. Non gli é bastato allontanarla da Pannella, non farglielo vedere prima che morisse, non era sufficiente che una compagna come lei, che ha fatto tanto, tutto, per il partito si ritrovasse sola, guarda caso, con un cancro addosso? 
Conosco bene Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti. Li ho sempre stimati molto. 
Ho lavorato con Emma per loro e combattuto come giornalista contro la pena di morte per anni. Con Emma sono stata nel braccio della morte a Chicago, in Afghanistan dove ci hanno rapito, in Somalia dove ci hanno sparato addosso…ma sempre ho trovato nelle sue parole, nei desideri e nei fatti un amore e una lealtà nei confronti del partito radicale che andava oltre se stessa. 

Dieci, cento volte le ho chiesto ragione di tanta animosità contro di lei manifestata dai suoi ex colleghi di partito e da Pannella stesso. 
Mai una parola contro di loro! Mai uno sfogo nei confronti di Pannella! 
Nella sua casa, nei ricordi e nell’anima Emma porta Marco come padre e il partito radicale come unico figlio. 
Vederla attaccare cosi’ proprio quando l'Europa sta evidentemente decollando è un dispiacere. 
Una delusione troppo grande.


Stella Pende