giovedì 20 febbraio 2020

Le vere cause del coronavirus

Ecco il pensiero professionale e sincero di chi curando gli animali vi dà una spiegazione reale delle vere cause del coronavirus.

Buonasera mi chiamo Cristiana Graziani, sono un medico veterinario dell'Aquila che da molti anni mi occupo di tutela dei diritti degli animali. Volevo chiederle se era possibile organizzare una trasmissione dove si possa realmente parlare della situazione drastica in cui vivono gli animali in Cina. 
Mi rendo conto che su questa questione sono stati posti molti veti per paura di una drastica riduzione del import-export cosa che poi è realmente accaduta ma a ragion veduta. In tutti questi mesi si parla solo di coronavirus, si parla di ipotetiche soluzioni farmacologiche come la creazione di vaccini, si parla dei criteri diagnostici che cambiano molto spesso, si parla di tutto e di più ma non si menzionano mai gli animali. Cani, gatti, uccelli, panda che vengono crudelmente sottoposti ad atroci sofferenze prima di essere bolliti vivi. 
Mi sono permessa di scriverle grazie ad una cara persona che ho conosciuto alla quale ho espresso la mia tristezza rammarico perché ancora una volta gli animali sono vittime dell'uomo, e purtroppo di questa carneficina gli animali sono il serbatoio alimentare del virus. Pertanto se non si pensa a debellare queste incivili usanze questi virus non smetteranno mai di coesistere con l'uomo. 
Mi piacerebbe rimarcare in qualità di medico veterinario e non di animalista l'importanza che tutto il mondo dovrebbe porre in attenzione rispetto ai mercati di animali in Asia. Il partito animalista italiano sto tentando di avviare una pratica da indirizzare al Parlamento Europeo affinché il governo cinese metta fine a queste pratiche assolutamente non igieniche, affinché il popolo cinese sia partecipe alla scelta di chiudere i mercati degli animali in Cina. Ma chiuderli definitivamente! 
Mi rendo conto che è un sogno ma volevo partire proprio con lei per portare qualche piccolo dato che mi è stato inviato da alcuni attivisti cinesi. 
La ringrazio anticipatamente per ciò che farà. 
Cristiana Graziani

mercato di cani vivi in Cina

martedì 11 febbraio 2020

For Sama. Una storia più vera che mai

protagonisti di For Sama, film di Waad Al Kateab


Davanti al dolore del suo paese non si ferma. 
Cosi la giovanissima regista siriana Waad Al Kateab, candidata all'Oscar per “For Sama”, documentario sulle pene dei siriani, è stata attrice di un lungo sit-in davanti alle Nazioni Unite per chiedere di fermare le feroci bombe sugli ospedali del Nord della Siria colpiti in questi giorni.

Vi rendete conto? 
Il dittatore-dracula Assad, non soddisfatto di aver sterminato il suo popolo, milioni di morti e di fuggitivi, non pago di aver ridotto la sua terra a cenere e macerie, continua a bombardare gli ospedali! Si gli ospedali, ammazzando, si, ammazzando medici, infermieri, neonati nelle incubatrici, feriti e civili innocenti e soli.

Nella periferia di Idlib a ovest di Aleppo (l’ultima volta che ho visto Aleppo la mattanza di quella città meravigliosa mi è rimasta negli occhi per mesi) le forze armate siriane aiutate dall’aviazione russa hanno falciato il Al Shami Surgical Hospital ad Ariha.
Più di dieci persone sono morte, feriti gravemente infermieri e medici eroici.

Dal 16 gennaio al 30 è scattata una nuova offensiva barbara che vuole riconquistare villaggi e città in mano ai “ribelli”. Peccato che in quei villaggi, in quelle terre, abitino 3 milioni di sopravvissuti innocenti, civili, famiglie intere, piccoli e grandi alunni di scuole ormai fantasma. Gente terrificata dalla morte delle bombe che Assad e i suoi compari russi hanno cacciato dalle loro case. Dalle loro vite.

270 mila nuovi sfollati. 
E, tragedia, l’80% donne e bambini. 

Non bastano 5 ospedali distrutti, 6 scuole e 7 centri di protezione civile. 
E l’Europa tace. 
E l’Italia si occupa delle scaramucce tra Salvini e chissà chi! 



Stella Pende

Georg: tana libera tutti

Padre Georg Gänswein con Papa Francesco


Finalmente ci siamo liberati del biondo, aristocratico Padre Georg, badante supremo del Papa emerito Ratzinger, ma soprattutto anima di quella chiesa super conservatrice che col nostro Francesco non poteva andare d’accordo.

Il biondo Georg Gänswein, che poi è di anima nera come il buio, ha minato la pazienza dell’attuale pontefice a proposito del libro sul celibato ecclesiastico Des Profondeurs de nos Coeurs, che fino al Dicembre scorso vantava la firma di Benedetto XVI e del cardinale Sarah.
Dopo le prime anticipazioni sul Figaró pareva chiaro che il tomo raccontasse di vari dissensi tra Francesco e Ratsinger a proposito del celibato dei preti. Ricordate che Francesco durante il sinodo panamazzonico aveva parlato della possibilità, e forse della necessità, di una revisione delle norme al proposito? Le ragioni però dovrebbero essere assolutamente pastorali.
In soldoni in Brasile, nelle foreste dell’Amazzonia in particolare, i preti sono fantasmi, non sono presenti. I poveri cristiani dunque non possono avvicinarsi ai sacramenti, né assistere alla messa, eccetera...
dunque necessità fa virtù, anzi a mali estremi estremi rimedi.
Vuol dire che forse Francesco deciderà nella prossima “esortazione post sinodale” se fare preti anche religiosi maritati o no! Perché usare un libro per far capire che tra le due santità il pensiero era tanto diverso, anzi nemico?
Francesco si è innervosito... il 14 gennaio scorso il biondo presule ha cercato di metterci una toppa cancellando prontamente dal libro il nome di Ratzinger e lasciando il povero cardinale Sarah, si fa per dire, nudo davanti alla colpa. Ma come racconta “l’inchiesta” di Christian Rocca, la frittata era già fatta, tanto che Francesco ha licenziato di fatto il bel pretone azzurro. Del resto non era Georg che aveva dichiarato dall’elezione di Papa Francesco che non c’erano due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e l’altro conteplativo?
Ecco, Francesco dopo sette anni ha voluto spiegare al badante di Ratzinger e forse anche agli italiani, che il papa è uno solo. Lui.   


Stella Pende

lunedì 3 febbraio 2020

Troviamo una famiglia a Yago

cane nero con sguardo affranto


Si chiama Yago ed è nero come l’invidioso e il cattivo dell’Otello.
Peccato che lui non abbia mai tradito l’amore dei suoi padroni, che con loro fosse affettuosissimo. fino allo sfinimento. e poi tenero e sempre orfano di coccole. oggi Yago è orfano di tutto. La famiglia che lo ospitava ha dovuto darlo via "perché avrebbe finito con l’essere ucciso da Toby, il vecchio cane di casa che, gelosissimo, lo ha aggredito ferendolo gravemente più di una volta".
Così da un anno Yago sta chiuso in una gabbia.
Per un periodo ha sperato che qualcuno lo tornasse a prendere. Oggi ha l’aria di chi non aspetta più nessuno.
Chi ama i cani, come noi, sa che per loro c’è una sola cosa importante: l’amore.
Quando dicono "io non prendo un cane perché non ho un giardino" io strozzerei quegli stupidi replicanti. Al cane non importa nulla di avere giardino e fiori. Sta sempre davanti alla porta di casa. La sua casa, dove abitano i suoi padroni e il loro affetto. Un cane non è l’ottavo nanetto del prato… figuriamoci un poverino che è stato in famiglia e che si ritrova oggi abbandonato.
Così Yago ha perso molti chili e non mangia più. Sta praticamente lasciandosi morire. Per questo vi chiedo: aiutatemi a trovare una famiglia per lui.
Anche se la vita degli animali per me resta importantissima è difficile che io chieda al mio blog, o ad altri social, di ospitare appelli di questo genere.
Ma io Yago l’ho visto e non posso togliermi dagli occhi la sua disperazione.

Chi vorrà aiutarmi può contattarmi alla mia email stella.pende@mediaset.it



Stella Pende