martedì 12 maggio 2020

Il Covid non ci ha insegnato niente

Silvia Romano abbraccia il padre al rientro in Italia
Silvia Romano abbraccia il padre al rientro in Italia - crediti immagine Il Post




Sgomento. 
Una ragazza sequestrata e ostaggio di pericolosi terroristi, una giovanetta affondata dentro tuguri e grotte africane per più di un anno e mezzo...

Si, proprio Silvia Romano, due giorni fa, per miracolo, torna  libera. Atterra a Ciampino e  inaspettatamente , scende dall’aereo sorridente (avrebbe dovuto forse tatuarsi in viso lividi e sangue?) ma, attenzione, è avvolta da un abito tradizionale somalo, Oddio sì, da veli musulmani. Va verso il gruppo che l’attende, arrivata non dedica troppa attenzione al Presidente del consiglio ne al ministro degli esteri (ma col Covid gli abbracci non sono un reato?). C’è un dettaglio, a pochi metri dagli uomini della politica ci sono sua madre e sua sorella. C’è suo padre. Una famiglia amata e straziata, che non vede da più di un anno e mezzo. Una famiglia che, eroica, ha saputo mantenere un doloroso silenzio, che ha aspettato per proteggere la vita della loro figlia. Silvia abbraccia la sua mamma per un tempo che sembra infinito, come i giorni senza speranza che ha passato al buio in Somalia, poi stringe sua sorella. Suo padre si inchina davanti a lei, per darle l’onore delle armi. Per dirle che è stata coraggiosa e intelligente e forte. È circondata da fotografi e cameramen: un palcoscenico dovuto al successo del governo italiano. Per questo si lascia fotografare con gli uomini delle istituzioni, sorride, non lacrima, non vuole vetrine per la sua tragedia. 

Adesso è libera. 
Starà finalmente con i suoi amati, mangerà una pizza, confesserà a sua madre  la sua verità,  le paure e il pianto. Bene i media più nobili, il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa e altri raccontano la sua storia e sottolineano, giustamente, il cambiamento  della ragazza. Parlano del mistero che avvolge la sua conversione... Ma quali sono le reazioni degli italiani brava gente e cuore di mamma? Quali sono i titoli di troppi giornali, e le fesserie ignoranti che riempiono Facebook e Instagram e Messenger? 
Eccole: ma non vedete che era felice? Ora è tutto spiegato: quella ragazzina incosciente che è andata a buttarsi nella foresta, perché ormai le ONG sono un gadget di moda fra i ragazzi, ha finito per innamorarsi dei suoi rapitori e chissà quante cose avrebbe da raccontare al proposito. Altrimenti perché si sarebbe convertita all’Islam? Proprio alla religione di quegli schifosi terroristi? Poi scusate, è evidente che è incinta, non avete visto come si toccava la pancia? Ma che cazzo abbiamo pagato noi italiani in piena crisi tanti milioni per una stronzetta di quella specie? E via dicendo...

Ma allora soffrire quello che abbiamo sofferto, accettare umiliati gli attacchi del mondo che ci condannava come untori, attraversare in silenzio la tragedia di perdere, senza la consolazione di una carezza, nonni e padri non è proprio servito a niente? Non ci ha insegnato questa discesa agli inferi per capire che una ragazzina di 25 anni, disperata e sola, che si è trovata improvvisamente preda di un gruppo di pericolosi jihadisti, può aver pensato che la salvezza era proprio nell’entrare dentro il loro mondo, convertendosi infine alla sua religione? 

Gli al Shabaab, sono terroristi molto più ideologici di Daesh. Con strategie di consenso schizofreniche: aiutano i poveri, proteggono gli ultimi e dunque molti nei villaggi affamati li difendono e ne hanno bisogno. Nello stesso tempo, come l’ultima volta, fanno esplodere bombe a Mogadiscio che ammazzano 80 cittadini innocenti, attaccano ferocemente la sede di UNHCR, oppure le basi americane degli aeroporti, come quello di Baledogle. E contemporaneamente, a quella base, fanno saltare in aria un mezzo di militari italiani. Insomma attaccano quasi sempre un Nemico eccellente dell’Islam, o un loro complice, cioè un “assassino” del popolo musulmano. Si spacciano, a loro modo, per dei giustizieri di Allah… ma, ribadisco, godono della complicità di gente umile. 

Forse Silvia, in questa sua infinita e terrificante Odissea, ha incontrato qualcuno che, pur carcerandola, ha avuto pietà di lei. Che l’ha accudita offrendole il Corano come lettura e come insegnamento. L’Islam vero, autentico, non smetterò mai di ricordarlo, non è terrorismo. Forse quest’uomo o questa donna, chissà, avevano figli della stessa età e ha cercato di consolare la sua paura. Mi pare già di leggere il disappunto di coloro che mi accuseranno di buonismo. C’è una differenza tra voi e me: io in Somalia ci sono stata più volte. Ho lavorato proprio a Mogadiscio sul terrorismo: ho toccato la tragedia di un popolo minato dalla paura, ho incontrato gli occhi delle vittime di attentati e quelli straziati dei loro familiari... Nessuno pretende di offrire e di aprire la porta della verità. Non sapremo mai la verità vera. Oppure ne scopriremo i brandelli nel prossimo libro di Silvia, figlio del suo diario. 
Se poi quella ragazza si sia legata a un somalo, se aspettasse un figlio, possibilità che mi pare lontana, chi può giudicarla? Quelli che vanno in Kenya a cercare sesso sottopagato dalle ragazze africane di 18 anni che non hanno scelta? Quelli di noi, parecchi, i cui figli, privilegiati, hanno trascorso la quarantena nelle loro case incorniciate dalle Dolomiti azzurre  o nelle campagne incantate della Toscana? O forse anche voi, padri e madri, che siete oggi in cassa integrazione, in preda alla disperazione di perdere la sicurezza della vita, voi che però avete fatto sacrifici eroici affinché i vostri ragazzi studiassero bene per avere un futuro... come possiamo noi, che abbiamo sventagliato il nostro orgoglio di essere italiani con il tricolore alla finestra, giudicare oggi, umiliare, infangare una ragazzina di 25 anni, sequestrata, spaventata, forse torturata riuscendo a dormire in queste notti? 

Stella Pende

lunedì 4 maggio 2020

Immigrazione: il coronavirus monopolizza l'attenzione ma non ferma strazi e orrori universali

Le foto dei ragazzi vittime del naufragio di Pasqua 2020


Questa peste moderna è come l’acido muriatico: corrode, mangia, uccide l’interesse per ogni altra disgrazia. 

È giusto che il covid diventi calamita di ogni attenzione, per carità, ma purtroppo la tragedia non ha fermato strazi e orrori universali... anzi. Tra questi le odissee vissuti dalle centinaia di immigrati che ancora, sperando in una nuova salvezza, cercano di attraversare il mare per arrivare in Europa. 
Tra loro, nel silenzio di tutto e di tutti, ieri ho scoperto che l’Avvenire, l’unico foglio italiano che dedica  spazio alle storie di  creature sofferenti e delle loro terre, ha pubblicato le fotografie di 12 ragazzi tra i 16 e i 18 anni, (tra l’altro uno di loro, Omar Seid, ricorda tanto mio figlio), che sono affogati senza che nessuno, soprattutto nessuna marina (quella di Malta si è coperta di vergogna per i suoi respingimenti segreti) fosse intervenuta per aiutare questi poverini a non morire. 
La loro è stata un agonia di due giorni e più, il come ve lo risparmio...

Ecco!
Non una riga. 
Non una parola. 
Ma i viaggi continuano. 

Non si illudano i benpensanti anti-negro, che il male della fame e la voglia di futuro sia improvvisamente evaporata. Ieri sono sbarcati cento immigrati vicino a Lampedusa e per domani sono previsti altri arrivi. L’immigrazione non è un “problema fantasma”.  Non è stato ingoiato dal covid-19. C’è e dovremmo metterci di nuovo la testa. E anche la pietas. 
La verità è che, essendo la questione oltre che sociale e umana, prettamente politica, l’immigrato non è più nelle nostre vite e nelle nostre rabbie, soprattutto ha finito improvvisamente di essere il nostro nemico, perché il signor Salvini, sopraffatto politicamente dalla pestilenza che ha travolto il mondo, ha perso con il covid la sua calamita di potere, la sua arma preferita per tenere in pugno troppi italiani: la paura. Il covid gliel’ha soffiata sotto il nasone. 
Ma la tragedia di quei ragazzi che vogliono solo vivere, lavorare e raggiungere le loro famiglie continua. E noi italiani e l’Europa dovremo comunque guardarla in faccia.


Stella Pende