Ciao amico mio amato,
Adesso che tutti i vecchi amici, ma soprattutto i nuovi, ti hanno celebrato, voglio darti il mio saluto anche io. Quando te ne sei andato lavoravo in America e non sono riuscita nemmeno a salutarti, né ad abbracciare Loredana, la donna della tua vita, che non solo ti è stata sempre accanto, ma con quell’ultimo reportage firmato da lei ha fatto capire a chi non ti conosceva , pochi, quale giornalista meraviglioso sei stato.
Anche se i critici trinariciuti e qualche giornalista ha rosicato più di una volta . Perché non facevi parte del salotto buono del giornalismo Gianni, perché hai fatto un’intervista unica a Fidel Castro e, nessuno, c’era mai riuscito. Perché andavi a mangiare da Checco il carrettiere con Sergio Leone, Robert De Niro, Gabriel Garcia Marquez, Mohamed Alì e Ivana Spagna. Perché riuscivi a far parlare Maradona di canzonette e Adriano Celentano di calcio. Perché Mennea prima di vincere le Olimpiadi ha voluto stare con te. La verità è che nel mondo del giornalismo eri un alieno. E come ET sei riuscito a parlare al cuore degli dei come a quello di tuo fratello. E gli dei si stupivano di questo tuo coraggio d’ umanità e si consegnavano a te come a nessuno. Io e te abbiamo lavorato insieme. Soprattutto a Blitz, dove tu eri Gianni Minà e io una pulce innamorata del giornalismo. A Milano, dove Giovanni Minoli, aveva voluto gli studi, venivo a svegliarti all’Hotel de Milan quando mancava solo un’ora alla messa in onda. "Gianni, porca miseria, devi intervistare il Nobel della fisica e non hai ancora visto la scaletta dell’ospite!". Ti stropicciavi gli occhi, davi un’occhiata al mio foglietto e poi, cominciata la trasmissione, pareva che il premio Nobel l’avessi vinto tu. Avevi una cultura grande e colorata.
Eri curioso, leggevi di tutto e di più ed era impossibile beccarti impreparato. Per questo in tv eri rilassato come nella tua vasca da bagno. Ti devo molto, perché ho spiato tanto il tuo lavoro, ma soprattutto perché mio figlio Nicola c’è anche per merito tuo. Quella notte del 12 luglio 1982, cioè la sera dopo aver vinto il campionato del mondo, Giovanni Minoli ha messo insieme un Mixer condotto da te dove sono venuti in studio Paolo Rossi e Marco Tardelli. Gli altri della squadra erano in collegamento. Beh per un’improvvisa indisposizione mancava solo il Papa. Da Moravia a Sordi, da Monica Vitti a Mariangela Melato. Dopo la trasmissione mi hai invitato a cena da te. “Mah non so…”ho detto sostenutella. Invece ero già lì, a via Blumestil 75. Quel tuo indirizzo non lo dimenticherò mai. A casa tua, imprigionata dai paparazzi, c’erano Nino Benvenuti, Antonello Venditti e guarda caso anche Paolo Rossi e Marco Tardelli che non conoscevo. E proprio Marco, bello e misterioso che Apollo era una comparsa , è diventato con amore il padre di mio figlio.
Un bacio grande Gianni.
Stella Pende