Massacro a Gaza. Si massacro, nonostante alcuni e familiari giornali continuino a titolare neutralmente “inferno e orrore a gaza”. Per far di tutta un’erba un fascio. Per non star né da una parte né dall’altra. Per mettere addosso il peso della vergogna ai palestinesi e o agli israeliani.
Chissà? Gli israeliani si sono difesi per carità. Tra i morti arabi c’erano sicuramente terroristi affiliati ad Hamas? Avevano divise o segni speciali e fosforescenti per essere riconosciuti e diventare bersagli legittimi per i tiratori scelti?
Ma quanti di coloro che parlano del pericolo che i terroristi palestinesi avrebbero guadato il confine invadendo Israele hanno mai conosciuto quella terra occupata che è un carcere per un milione e mezzo di persone? Quanti sanno che se avessero un bambino a Gaza in pericolo di vita quel figlio guarderebbe ogni volta la morte perché gli israeliani possono togliere l’elettricità nelle case come nelle camere operatorie quando vogliono?
Quanti capiscono che tanta rabbia e l’odio non possono arrivare solo dall’apertura di questa nuova benedetta e maledetta ambasciata a Gerusalemme?
A proposito, onore al quotidiano religioso L’avvenire che ha urlato santamente e coraggiosamente in prima pagina “strage a Gaza”.
Resta che quello che è successo non ha pari nella storia.
Mentre la cicognona Ivana Trump svelava la targa che annunciava la nuova vita della nota ambasciata, decine di palestinesi morivano ammazzati dai proiettili della milizia israeliana. Nessun turbamento, nessuna interruzione alla cerimonia dove la notizia dei morti era naturalmente corsa fra i presenti, le pizzette e le bollicine. Anzi.
"Gli americani sono i nostri migliori amici nel mondo"
sorrideva fremendo il leader amato Benjamin Netanyau. In quello stesso minuto uno, due, otto ragazzi di nemmeno diciotto anni cadevano schiantati nella nebbia dei lacrimogeni per aver protestato contro quello che da molti è stato definito uno schiaffo alla storia palestinese.
La verità? Molti nel popolo ebreo non paiono affatto stupiti, né sfiorati dalla decisione di parruchino kid Trump di spostare il suo ambasciatore americano da Tel Aviv a Gerusalemme. Le decisioni importanti, i luoghi e le voci del potere israeliano abitano già a Gerusalemme da tempi ormai remoti.
Stella Pende
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