martedì 3 luglio 2018

Vietato salvare. E in Libia sbarcano i (piccoli) cadaveri

bambini morti in mare in Libia


Bambini vestiti a festa per festeggiare la morte. 
Piccoli, piccolissimi, scarpette rosse e maglioncini a pois in tinta. La testa bionda color angelo abbandonata e senza vita. Forse si trattava di tre fratelli. Il più grande ha vissuto solo 4 anni, gli altri qualche mese. 

In quella foto che Il Fatto Quotidiano e L’Avvenire hanno avuto il coraggio di pubblicare in prima pagina, perfino gli uomini della marina militare libica, avvezzi a qualunque violenza, tengono in braccio i loro corpi con delicatezza e rispetto. 
Sono affogati al largo della Libia insieme a 100 persone. La barca di legno era vecchia e si è aperta come una noce marcia in mare. I passeggeri, siriani, yemeniti e africani, fuggiti da guerre e torture, hanno cercato di resistere alla cattiveria dei flutti per un’ora. 
Poi si sono arresi.

La guardia navale libica è arrivata dopo.
Troppo tardi. 
Se ci fossero state le navi delle ONG, demoni acquatici così maledettamente evocati dal signor Matteo Salvini, quei piccoli disperati sarebbero salvi? 
Una salvezza che avrebbero pagato forse con umiliazioni, attese infinite, viaggi in altri paesi al buio. Ma la loro vita non sarebbe stata ingoiata dal mare e in un’ora a causa di un editto che condanna a morte migliaia di povere persone. 

"D’ora in poi le ONG straniere, complici degli scafisti, non vedranno più una costa italiana"

ha detto il Ministro dell’Interno Salvini più che mai fiero e sorridente. I risultati si vedono e si vedranno per tutta l’estate ministro. 
“Cosi’ facendo non partiranno più” ci spiega ancora Salvini insieme al suo paggetto Conte. 

Non ci siete mai stati, cari signori parlanti, nei paesi da dove scappano questi bambini, queste madri, queste famiglie. 
Io si. E i colleghi giornalisti che fanno il mio stesso lavoro possono raccontarlo. Se la gola non si spezza. 

È gente che non possiede più casa, lavoro, futuro. Che ha perso famiglie intere spazzate via dalle bombe, che ha raccolto i pezzi di figli e padri con le carni dilaniate. È gente che mangia vermi per resistere alla fame, che sogna un'altra terra generosa, come la nostra, dove qualcuno gli dia l’aiuto che merita. 
E ancora mi dispiace per il lungo elenco, è gente che attraversa il deserto sapendo che può morire di sete, che si butta dentro carriole dell’acqua fatiscenti pur di scappare dagli orrori terribili che ha subito nelle galere libiche tanto elogiate dai nostri politici interventisti. Fanno summit in Europa. Trovano, cercano, giustamente, una soluzione al dramma dell’immigrazione che deve poter essere affrontata dividendo seriamente le quote di coloro che cercano rifugio. 

L’Italia non può, non deve essere lasciata sola. Ma lasciare affogare i più deboli non può essere una soluzione. Non lo sarà. Perché continueranno a partire signori miei. Continueranno a farlo. 

“Qualunque pericolo, qualunque scenario è meglio di quello che abbiamo lasciato. Meglio morire” 

Questo mi hanno detto in Siria, in Libia, in Nigeria. Partiranno ancora e quei bambini orfani di futuro come quelli della fotografia, ci peseranno sulla coscienza, se ce ne resta una, visto i like che raccolgono le parole del prode ministro. 

Quelle ragazze affogate mentre abbracciano figli e sposi ci faranno piangere. Se abbiamo ancora lacrime, considerati i sondaggi che danno la Lega e il suo papa al 31% del gradimento degli italiani. 
Si proprio il gradimento, gli applausi, il “dai bravo Matteo che ci aiuti ad evitare l’invasione dei mostri” è la prova, come dice il mio amico Domenico Quirico, che l’Italia ha perso il senso dell’umanità. 

Non c’é più una differenza tra esseri umani ed essere umano in questo paese di brava gente? 
Io credo di si. 
E se qualcuno l’ha persa trovi il coraggio di “incontrare” oggi la foto di quei bambini affogati da soli.  



Stella Pende

1 commento:

  1. Buongiorno. Chiedo scusa, ma non sono riuscito a capire una cosa nella ricostruzione dell'accaduto: come mai le ONG non sono intervenute per salvare i naufraghi?
    Grazie.

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