giovedì 26 marzo 2020

Cina: da untori a buoni samaritani

medici cinesi atterrati in Italia per aiutare a combattere il Coronavirus


Adesso sono santi, eroi o samaritani eccellenti. 

I cinesi. 

Ho baruffato una vita con mio figlio Nicola che non ha mai avuto un trasporto eccellente per il popolo giallo... 
"Ma smettila! In Cina ho conosciuto ragazzi, professori, scrittori meravigliosi!" 
Ma lui ama gli animali e l’uso e l’abuso che ne fa da sempre gran parte del popolo cinese non gli permette la giusta obiettività.

Comunque forse anche noi abbiamo perso la retta visione della realtà. 

Improvvisamente la Cina da “untore” diventa la salvezza e l’amicizia. Gli italiani hanno memoria nebbiosa. Basta leggere, e non finirò mai di raccomandarlo, “Spillover”, sublime tomo pubblicato da Adelphi e firmato da David Quammen, scrittore americano straordinario, che per 4 anni ha studiato, girando ogni mondo, virus e pandemie di ogni razza... seguendo gli scienziati al lavoro nelle foreste congolesi, visitando le fattorie australiane e i mercati delle caotiche città cinesi. Tutto per capire come le zoonosi (virus che gli animali selvatici, pipistrelli, pangolini, tartarughe) possono arrivare all’uomo. Cinquecento pagine che si bevono, credetemi, in pochi giorni per ricostruire una mappa perfetta e inquietante della strada compiuta da questi Alien che si annidano nelle nostre cellule. Che fiaccano e poi uccidono il nostro corpo.
Ma  se proprio non avete ancora letto Spillover, basta andare di poco indietro nel tempo. 

Parliamo per esempio della molto citata Sars, la sindrome respiratoria acutissima  causata dal virus Sars-Cov, e cioè una parente strettissima del Covid-19. 
Beh apparve la prima volta, guarda caso, nella zona di Canton nel 2002. Camminò fino al 2003 provocando 800 morti, molta paura e sofferenza. I virologi eccellenti di quel tempo spiegarono che il virus era arrivato da certi banchetti colorati del mercato del pesce cinese dove, ancora una volta pipistrelli, gufi, zibetti e procioni giacevano già squartati, o in attesa di esserlo, mischiati al pescato universale. 
Quale fu la reazione del governo cinese allora? Restare chiuso dentro la censura più potente e non informare né i paesi confinanti, né l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Fin quando nel 2003, una spiata lo obbligò a confessare. 

Un copione che si è ripetuto precisamente anche oggi. 

Il governo cinese ha avuto i primi casi di Coronavirus già a settembre. Ma, come d’abitudine, ha pensato di cavarsela tacendo. Poi quando i morti in Cina sono diventati un oceano ha pensato bene di carcerare la popolazione “colpevole” in casa. Bastonando i vecchi che uscivano di nascosto per mangiare, arrestando i disubbidienti. Certo così facendo ha fermato il virus (ma l’ha fermato davvero?), ma intanto ha permesso che il mondo fosse contagiato dalla loro colpa. 

Al proposito David Quammen racconta in un’intervista al New York Times che i commercianti cinesi della zona di Whuan “vanno a fare la spesa” in certe grotte zeppe di pipistrelli, li catturano, e vivi o morti, li vendono al mercato. Una cultura, qualcuno la chiama così, io la chiamo BARBARIE, che nessun governo dittatoriale (dunque per loro sarebbe anche facile) ha mai voluto cambiare nel corso degli anni. Anzi, nonostante gli appelli, le richieste degli organi dell’ONU, dell’Europa animalista e no, di arrestare lo sterminio di cani, gatti e di qualunque animale sia dotato di respiro (perché troppi di loro mangiano qualunque bestiola che si muove) i banchetti con animaletti e animaloni restano per i cinesi molto alla page. Le vendite ai mercati non sono mai state fermate. Con l’aggravante che l’infame commercio non avviene più dentro villaggi sperduti nelle giungle cinesi, ma nelle capitali più popolose del paese. 

Io chiedo: cosa sarebbe accaduto a qualunque nazione colpevole di  aver impestato il mondo con una pandemia cattiva e mortale come il Coronavirus? Beh l’isolamento, le sanzioni o almeno la richiesta di veder cadere il governo mendace...
Ebbene mai accaduto nulla di tutto questo. Anzi. 

Oggi la Cina vende la sua faccia menzognera come quella di una Madre Universale che viene al soccorso di tutti (spagnoli, serbi, coreani etc), perché manda in Italia i suoi medici, e i suoi scienziati. Perché 3 milioni di mascherine sono atterrate da Pechino con hostess smaglianti e sorridenti. Inoltre signori cinesi eleganti come principi visitano l’ospedale Spallanzani e i burocrati fanno inchini alla Regione Lombardia. Tutto per rafforzare la propaganda del presidente Xi Jinping, che riempie tv e radio, le sue e quelle del mondo, dei suoi proclami samaritani. 

Perché? 

Perché, come dice Vittorio Ferla ne Linkiesta, diretta da Christian Rocca, la Cina rappresenta un polo commerciale troppo importante per l’Italia. Inoltre il nostro paese è il partner europeo di Belt and Road, massiccio progetto infrastrutturale del presidente cinese. Progetto voluto strenuamente dal nostro governo. 

Così, finita o alleggerita la pandemia, seminato il dolore e lo strazio per morti e amati scomparsi, rischiamo di portarci dentro un senso di qualche gratitudine per questa moderna e feroce dittatura. Mai criticata per carità. 

Che dire? 
Mi piacerebbe invece che un ricordo restasse come un tatuaggio nella memoria dolorosa di questo tempo: la faccia giovane e un po’ sognante, del dottor Li Wenliang, quel giovane medico che mesi prima del diffondersi della pandemia cercò disperatamente di avvertire la popolazione attraverso Internet, e che fu duramente punito (non sappiamo ancora come) per aver invocato la verità. 
Una vendetta conosciuta invece è che il Corona Virus ha ucciso il giovane coraggioso che lo voleva fermare. Purtroppo solo ieri la Cina ammette di aver sbagliato col dottore. 
E scarica la colpa sulla sua polizia. 


Stella Pende

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